"Il cimitero di Praga" è il sesto libro di Umberto Eco, autore che rientra a pieno titolo nella lista dei miei scrittori preferiti (mi hanno riferito che Eco è stato molto sollevato nell'apprenderlo), soprattutto grazie a "Il nome della Rosa" e "Il pendolo di Foucault".
Complessivamente ritengo "Il cimitero di Praga" inferiore ai suoi lavori precedenti, non mi ha soddisfatto pienamente come già era avvenuto in passato.
Lo stile di Eco c'è ed è inconfondibile, ricercato ed erudito come da sempre ha abituato i suoi lettori, devo dire poi che la lettura è decisamente più scorrevole rispetto al solito, soprattutto per quanto riguarda la prima parte.
Si tratta di un feuilleton, un romanzo d'appendice, che narra la vicenda del capitano Simone Simonini attraverso il burrascoso periodo del risorgimento fino ad arrivare ai primi del Novecento.
Un uomo cresciuto profondamente influenzato dai pensieri di suo nonno, che gli ha inculcato l'odio nei confronti di ebrei, massoni e rivoluzionari, ma non solo.
Nella parte iniziale del libro, il protagonista si lascia andare in una sorta di monologo all'insegna del disprezzo nei confronti di tedeschi, francesi, italiani, cattolici, donne, gesuiti e socialisti.
Si tratta di un intollerante a tutto tondo, un concentrato di pregiudizi e di odio verso l'intero genere umano.
Ho gradito molto questa prima parte, proprio per la capacità di Eco di riuscire a ricreare con la sua solita maestria l'ambientazione del romanzo, i personaggi e sopratutto il pensiero dell'epoca (cosa in cui falliscono la maggior parte di coloro che si dedicano ai romanzi storici).
Simonini è personaggio spregevole, voltagabbana che sguazza nei complotti e nelle trame oscure, la cui vita è basata sulle menzogne e le falsità, nei confronti del quale è difficile provare simpatia.
Ma si tratta senza dubbio della componente migliore dell'intero romanzo, creato in maniera magistrale e caratterizzato alla perfezione.
Soprattutto se consideriamo il fatto che si tratta dell'unico personaggio di fantasia presente, tutti quelli che fanno la loro comparsa sono realmente esistiti, e qui viene naturale complimentarsi con Eco per il lavoro svolto. Riesce infatti ad incastrare in maniera mirabile Simonini all'interno di ogni vicenda, in modo naturale, mettendolo perfettamente in relazione con tutti gli altri personaggi e le loro vicende storiche.
All'interno del libro sono presenti tutti i maggiori protagonisti del risorgimento italiano e del periodo storico trattato, passando da Garibaldi e Nevio per arrivare a Dumas, Freud, Hugo, Cavour e tantissimi altri. Ottimamente inseriti nella ricostruzione storica dei vari avvenimenti, e descritti in maniera convincente ed efficace anche in relazione a Simonini.
Quest'ultimo fa da filo conduttore attraverso tutte le vicende chiave di quel secolo, soprattutto quelle legate alla massoneria, all'antisemitismo e al satanismo, svolgendo un ruolo particolarmente influente nei tristemente conosciuti "Protocolli dei Savi di Sion", che fanno da sfondo all'intera vicenda e che a ben vedere sono i protagonisti del libro.
Personalmente avrei gradito un maggiore approfondimento de "L'Affare Dreyfus", che a mio avviso meritava decisamente più spazio, visto soprattutto il tema trattato.
Interessante poi questa "inutile precisazione erudita" fatta da Eco a fine del libro:
"Anche Simone Simonini, benché effetto di un collage, per cui gli sono state attribuite cose fatte in realtà da persone diverse, è in qualche modo esistito. Anzi, a dirla tutta, egli è ancora tra noi"
Per concludere, ritengo che la lettura di Eco non è sicuramente per tutti, può risultare troppo complessa e a tratti tediosa, resta quindi un romanzo sicuramente da leggere per tutti i suoi appassionati lettori che da anni lo seguono.
Decisamente sconsigliato invece a chi non si è mai avvicinato ad Eco.
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