10/01/12

Tutti i vivi all'assalto, di Alfio Caruso


"Tutti i vivi all'assalto" di Alfio Caruso tratta della dolorosa ritirata di Russia da parte degli alpini.
Meglio dirlo subito: non sono riuscito a concludere la lettura.
Generalmente non lascio mai libri a metà, è una cosa che mi procura l'orticaria.
Con questo libro non c'è stato verso: era diventata ormai una fatica prenderlo dal comodino per continuare la lettura.


Mi sono biecamente arenato a pagina 256 e la cosa triste è che mancano un centinaio di pagine alla fine, ma è proprio la voglia di continuare a mancarmi.
Se avete intenzione di comprarlo perché pensate di leggere qualcosa di simile a Badeschi o Stern, risparmiate i soldi, perché questo libro non potrebbe soddisfare le vostre aspettative, trattando della ritirata in maniera assolutamente differente.
Uno dei pregi del libro è che contiene parecchie informazioni, tanti nomi. Troppi nomi. Una quantità esagerata di nomi. Il passo è breve, ed ecco che il pregio si trasforma in difetto (almeno per me).
Nomi di città, di paesi, di fiumi, di strade, di divisioni, di generali, di ufficiali, di sottoufficiali, di attendenti, di soldati, di animali. Mancavano solo i nomi dei fiocchi di neve.
Una quantità spropositata di informazioni fini a se stesse, a mio avviso gestita male e che appesantisce in maniera incredibile la lettura, sommergendo il lettore con una quantità tale di dati e di dettagli che non ti fa respirare.
Nomi che tanto scorderai dopo una manciata di pagine (tranne alcune eccezioni particolari), per il semplice fatto che sono troppi e nella maggior parte dei casi si tratta di informazioni marginali e che non resteranno mai in mente.
Tanto per fare un esempio riporto questo piccolo paragrafo:

"Il maggiore procede verso Varvarovka seguito dalla 45esima compagnia, dalla compagnia comando (capitano Felice Fiocchi), dalla 107esima compagnia armi d'accompagnamento (tenente Brunello Loffredo), dalla 31esima batteria, dove al capitano Alfredo Bartolozzi si è unito il fratello Giulio, capitano medico, dai cannoni 47/32 della 82esima compagnia divisionale (capitano Mario Panzeri), dai guastatori del XXX battaglione e dai due raggrupamenti di artiglieria. La spavalderia di Sarti trascina anche due plotoni, il 1° e il 4° della 216esima compagnia anticarro, i bersalpini incontrati lungo il tragitto. Dopo aver partecipato allo scontro di Seljakino, gli uomini del capitano Morini hanno perso tempo per il ribaltamento della slitta con le munizioni [...]. A mezzogiorno Battisti è andato da Ljmarevka a Novo Dimitrovka. Dopo il passaggio della Tridentina, il paese è stato occupato dai sovietici. Gli alpini devono espugnarlo. L'attacco poggia sul Dronero del maggiore Agostino Guaraldi e sul IV battaglione genio del maggiore Giacomo Mazzone."

Questa non è neanche una pagina ed è la prima che mi è capitata in mano.
Francamente, io trovo che questa sia una quantità di informazioni che appesantisce incredibilmente la lettura del libro, a maggior ragione se penso che buona parte di questi nomi non compariranno più nel testo.
Se vi piace questo genere di scrittura, avanti pure, ne avrete per 359 pagine, con frasi particolarmente fitte e dense di ogni genere di informazione particolare.
Altra cosa che mi infastidisce alquanto è che nella edizione del libro che ho letto (la stessa che c'è nell'immagine in questo post) è presente una sola, misera e striminzita mappa dell'area interessata dalle vicende del corpo alpino e altre due che mostrano gli schieramenti iniziali.
Non mi sarebbe dispiaciuto, al fine di comprendere meglio certi spostamenti, avere sott'occhio qualche mappa in più durante la lettura (come per esempio fa Von Senger nel suo "La guerra in Europa").
Perché francamente, dopo un po', mi stufo ad andare avanti e indietro per cercare di raccapezzarmi un attimo sugli spostamenti.
Anche perché i nomi sono di paeselli russi, neanche troppo facili da mandare giù.

"Nasci spedisce il suo aiutante, Martinat: deve trovare Battisti, Ricagno, Pascolini e comunicare che la meta rimane Valujki, ma bisogna cambiare tragitto, puntare su Postojalyi e Novo Charkovka. Martinat parte su un cingolato tedesco, s'imbatte nelle fiumane degli sbandati, riceve indicazioni contradditorie, raggiunge con grande fatica l'isba di Lessnitschanskij, che funge da quartier genereale della Vicenza. Raccomanda a Pascolini di proseguire sulla direzione Postojalyi-Novo Charkovka-Seljakino-Valujki e di avvertire Battisti e Ricagno." (pag. 201)

Per tutto il libro mi ha accompagnato una sensazione di disorientamento, di smarrimento totale e di confusione. Sarà stata una cosa voluta? Per far "rivivere" la confusione e lo sbando degli alpini?
Non lo so, ma la mia "avanzata all'indietro" attraverso le pagine del libro si è fermata bruscamente, lasciandomi seppellito da qualche parte sotto un'abbondante nevicata di parole e dati.
Di sicuro a qualcun'altro lo stile di Caruso, e questo libro in particolare, potrebbe piacere molto.
Io non l'ho apprezzato particolarmente, pur avendo letto altri libri di saggistica militare, e penso proprio che lascerò passare parecchio tempo prima di riprenderlo in mano e provare a terminarlo.

Quasi mi dimenticavo, interessanti i dati che si possono facilmente consultare, attraverso una serie di tabelle chiare e precise, all'appendice del libro.

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