02/08/11

Albanaia, di Augusto Bianchi Rizzi


"Albanaia" di Augusto Bianchi Rizzi è un un romanzo incentrato sulla guerra combattuta sul fronte greco-albanese e si tratta di un libro nato dal diario autentico del padre dell'autore.
Il titolo deriva dal modo in cui gli alpini chiamavano la guerra d'Albania, combattuta tra il 1940 e il 1941, e che è finita nel dimenticatoio bellico a causa di teatri di guerra ben più "importanti".
Si tratta quindi di una guerra dimenticata dai più ma che ha avuto a sua volta decine di migliaia di morti, congelati, mutilati e dispersi, che dal lato italiano ha visto la solita disorganizzazione unita alla mancanza di preparazione ed equipaggiamento. Marchio di fabbrica del nostro esercito durante il secondo conflitto mondiale.


Il romanzo ripercorre il conflitto in Albania, sfociato poi nell'invasione della Grecia, descrivendolo dal punto di vista di Vittorio Bellei, tenente medico della divisione alpina Tridentina, partito volontario per partecipare al conflitto.
Un uomo interamente impregnato dall'ideologia fascista e che credeva fermamente nell'idea di un'Italia forte e temprata dalla rivoluzione mussoliniana, e come lui tanti altri volontari di quella guerra erano fascisti convinti.
Uomini cresciuti nell'illusione che l'Italia fosse in qualche modo in grado di combattere la guerra al pari degli alleati tedeschi, deviati dalle parole farneticanti di Mussolini riguardanti la guerra parallela che l'Italia avrebbe combattuto e che portò il dittatore a dichiarare guerra anche alla Grecia.
Questo conflitto fu la prima occasione che evidenziò in maniera chiarissima come il nostro esercito fosse in realtà un esercito da parata, ottimo per "impressionare" il popolo, ma pessimo per combattere.
Ennesima costruzione di cartapesta del regime fascista, che nascondeva dietro un imponente facciata, una struttura debole e fragile, incapace di sostenerne il peso.
Migliaia di ragazzi vennero buttati a combattere in condizioni pietose, senza equipaggiamento, privi di adeguate conoscenze tecniche, migliaia di soldati di leva inesperti e con uno scarsissimo addestramento.
Il tutto condito da imbarazzanti errori di logistica nella distribuzione dei rifornimenti, dei mezzi e anche delle divisioni stesse.
L'Italia, che avrebbe dovuto spezzare le reni alla Grecia, si ritrova addirittura a dover cedere parte dei territori dell'Albania ai greci che, dotati di migliore equipaggiamento e con una conoscenza del territorio superiore, riescono a ricacciare indietro le nostre truppe.
Si arriverà quindi in una pietosa situazione di stallo, che si sbloccherà unicamente a seguito dell'intervento dei tedeschi.
Questo libro ripercorrerà tutti questi eventi, mostrando dubbi e incertezze dei soldati, gli orrori del fronte e tutte le mancanze italiane. Viene anche raccontato della convinzione di quelli che invece credevano ancora fermamente nella guerra fascista (tra i quali il protagonista), che porta inevitabilmente a chiedersi come fosse possibile che queste persone potessero essere ancora così condizionate e plagiate dalla propaganda e dalla retorica fascista, pur avendo sotto gli occhi la dimostrazione che il nostro apparato bellico facesse acqua da tutte le parti.

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