05/07/11

Stalingrad


"Stalingrad" è un film di guerra del 1993, del regista tedesco Joseph Vilsmaier.
Come lascia intuire il titolo riguarda la brutale e sanguinosa battaglia di Stalingrado, uno dei momenti chiave del conflitto e di svolta sul fronte russo.
Il film vede come protagonisti un pugno di soldati tedeschi, di un plotone di "Sturmpioniere", avviati al fronte verso la fine dell'estate del 1942, per partecipare alla seconda offensiva estiva.
Dopo un inizio ambientato in una tranquilla località italiana ed il trasferimento verso il fronte russo, si viene proiettati immediatamente nell'opprimente realtà di Stalingrado dove gli spettatori, come il manipolo di soldati protagonisti, vengono presi e sbattuti direttamente in prima linea con tutto quello che ne consegue. 

Le figure di rilievo sono il tenente Hans Witzland, ufficiale tedesco ligio al dovere e orgogliosamente al servizio della patria alla sua prima esperienza al fronte, e i due veterani Manfred "Rollo" Rohelder e Fritz Reiser.
Tra angherie, soprusi e la violenza della guerra questo piccolo gruppo di soldati cerca di sopravvivere e soprattutto prova a mantenere viva la fiamma della loro umanità, messa a dura prova in ogni momento dalla brutale realtà che li circonda.
Un primo punto di svolta è rappresentato dal ferimento a morte di uno dei loro compagni, che li vedrà costringere, armi in pugno, un infermiere ad operarlo per cercare di trarlo in salvo e a seguito di questo episodio vengono degradati e assegnati a un battaglione di disciplina. 
La possibilità di riscattarsi viene loro offerta in occasione di un primo sfondamento dello scricchiolante fronte tedesco, che li vedrà schierati in difesa di una posizione dall'attacco di carri armati sovietici.
La sequenza di questo combattimento ha l'intento di mostrare chiaramente la crudeltà della guerra, con scene violente di quella che è semplicemente la quotidianità della guerra, che viene rappresentata con scene di forte impatto.
Il successo in questa missione difensiva permetterà loro di esser reintegrati nei ranghi, ma questo non li sottrae alle antipatie di un ufficiale superiore, che esige la loro presenza in un plotone d'esecuzione per ammazzare dei prigionieri russi, tra i quali è presente anche un bambino.
Il momento è di maliconinca tragicità ed il pensiero dell'immaginarsi nei loro panni balza subito alla mente, inevitabile domandarsi cosa si avrebbe fatto in una situazione del genere, ma trovare la risposta non è altrettanto immediato. 
Questo momento segna il punto di rottura e tra i soldati inizia a farsi strada l'idea del disertare, stanchi della guerra e decisi a farla finita. Sono consapevoli di come la guerra li abbia cambiati, che anche tornando a casa non saranno più quelli di prima visto che ormai la guerra ha impregnato la loro esistenza, cambiandoli radicalmente.
Nelle parti finali si assiste ormai a un esercito allo sbando, in ritirata e in procinto di arrendersi, dove solo i fanatici continuano ciecamente a credere in quello che fanno e dove i soldati, allo stremo delle forze, cercano di sottrarsi al loro inevitabile destino.
La sequenza conclusiva è toccante ed è una degna chiusura del film, che ci mostra con semplicità la sorte inevitabile alla quale sono andati incontro migliaia di uomini.
Il film, di chiaro taglio anti-militarista, è impregnato di un forte messaggio contro la violenza e la brutalità della guerra, ed il mostrarci sequenze particolarmente dure serve allo scopo di condannarla.
Si tratta senza dubbio di uno dei migliori film di guerra tra quelli dedicati al fronte russo, nonostante qualche pecca a livello di regia per quanto riguarda la successione di alcune sequenze, che in un paio di momenti mi sono sembrate slegate tra loro.

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